Gli “innovatori
seriali” sono persone che hanno realizzato più di una innovazione importante
nella loro carriera e sono risorse molto preziose per le aziende. In maggio 2012 è uscito
il libro: “Serial Innovators: how individuals create and deliver breaktrough innovations in mature firms” di Abbie Griffin, Raymond Price e Bruce Vojak, che
analizzando il lavoro di 50 serial innovators, ne descrive le caratteristiche e
gli approcci, evidenziando alcuni tratti comuni.
Gli innovatori
seriali possiedono una complessa combinazione di competenze: generalmente sono
dei bravi tecnici, ma hanno anche una grande attenzione a comprendere e
soddisfare i bisogni dei clienti. Sono curiosi a 360 gradi, pensano in modo
sistemico (system thinking = sono in grado di vedere le cose come parte di un ecosistema più ampio, dove
esistono molte interrelazioni). La curiosità permette loro di raccogliere
molteplici informazioni, mentre il pensiero sistemico permette loro di
collegarle in modo efficace e non convenzionale. Essi hanno inoltre sufficienti
capacità di leadership per “convincere” i loro colleghi e l’organizzazione a
sperimentare le loro idee.
È inoltre
interessante scoprire che nella fase creativa del loro lavoro, gli innovatori
seriali raramente seguono un processo lineare: essi procedono liberamente
seguendo il flusso delle loro curiosità senza un percorso prestabilito o una
meta precisa. Questo, unito al fatto che essi tendono a dedicare molto tempo
alle fasi veramente iniziali dello sviluppo (comprensione del problema da punti
di vista diversi) si può scontrare con l’attesa dell’organizzazione di produrre
risultati tangibili in breve tempo. E’ dunque
necessario che l’organizzazione in cui lavorano, lasci loro lo “spazio” e l’autonomia
per seguire il loro metodo, senza pretendere
di guidarli in modo troppo preciso, limitandone la creatività.
Nel libro si dice
che gli innovatori seriali sono molto rari (gli autori stimano 1 su 50 nelle
piccole organizzazioni, 1 su 500 nelle grandi organizzazioni) e quindi la
realtà è che non tutte le aziende hanno almeno un innovatore seriale nel
proprio staff.
Io credo che la
creatività sia un fenomeno sociale e che in assenza di innovatori seriali, sia
possibile replicare il loro approccio in un team di persone incaricate di
ideare i nuovi prodotti e servizi, ottenendo probabilmente risultati migliori e
più stabili, piuttosto che affidarsi al “genio” di persone singole. Nei
prossimi post esploreremo alcuni elementi che possono aiutare le aziende a
trasformarsi in “serial innovators”.
È interessante guardare questa presentazione tenuta degli autori del libro:
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