sabato 4 dicembre 2010

La riduzione dei costi non è sufficiente

Non mi piace dare cattive notizie, però ultimamente mi è capitato di leggere alcuni studi quantitativi fatti da enti come ISTAT, Eurobarometer e CENSIS. Si sente dire tutti i giorni che l'Italia è in declino, ma vedere i dati mi ha fatto molta impressione. Ne riporto alcuni.

L'Italia è il paese europeo dove il PIL pro-capite è cresciuto di meno tra il 2000 e il 2008 (source: ISTAT - Noi Italia 2010):


In Italia tra il 2000 ed il 2008 la produttività oraria è diminuita (source:
ISTAT - Noi Italia 2010):


Nel 2007 il valore aggiunto per addetto in Italia era superiore soltanto a quello della Grecia (!) e comunque minore rispetto a quello del 2000 (source:
ISTAT - Noi Italia 2010):

Il 3 dicembre 2010 è uscito il 44° rapporto del Censis sulla situazione sociale del paese, dove leggiamo che dall’inizio della crisi l’Italia ha perso 574.000 occupati (giugno 2008-giugno 2010) e le imprese manifatturiere si sono ridotte di oltre 93.000 unità. Inoltre Tra il 2004 e il 2009, il numero di imprenditori è passato da 400.000 circa a 260.000, cioè 140.000 in meno (-35,1%).

L'elenco di dati negativi potrebbe continuare ancora, la sostanza è che l'Italia si sta impoverendo economicamente, ma anche dal punto di vista della creatività, della managerialità e della cultura.
Le cause sono sicuramente molte: dalla burocrazia ed inefficienza dell'apparato pubblico, all'alto costo dello stato, al basso livello di preparazione dei nostri studenti, fino al "calo di desiderio" degli italiani (come descritto dal Censis).

Al di là della considerazione banale che ognuno di noi dovrebbe impegnarsi per invertire questa tendenza, io mi sto chiedendo che cosa possono fare concretamente le imprese italiane, che non potendo cambiare a breve il contesto in cui operano, devono quindi cambiare se stesse.

Per evitare il declino economico è necessario far crescere il profitto, che come tutti sappiamo è la risultante di costi, prezzi e volumi di vendita. Poichè la pur doverosa attenzione alla riduzione dei costi non sarà sufficiente alle aziende italiane per vincere la competizione globale nè per sostenere i profitti, è necessario concentrarsi soprattutto sulla crescita di volumi e prezzi
.

Alcune leve per aumentare volumi e prezzi sono:

  • rivolgersi verso nuovi mercati (ad es. aumentare le esportazioni),
  • modificare le strategie commerciali e/o aumentare il valore del brand,
  • innovare il proprio portafoglio di prodotti e servizi.

Queste leve non sono indipendenti tra loro perchè ad esempio per affrontare nuovi mercati è spesso necessario modificare anche le strategie commerciali e sviluppare nuovi prodotti.

L'aumento delle esportazioni è già visibile negli indicatori economici: ad esempio le esportazioni nel mese di settembre 2010 sono cresciute complessivamente del 16,4% rispetto al settembre 2009. In particolare le esportazioni nei paesi extra-UE sono cresciute del 15,1%). (source:
ISTAT - Andamento Commercio Estero del 15/11/2010):


La modifica delle strategie commerciali sta già avvenendo o è spesso già avvenuta (source:
Osservatorio Nazionale Distretti Italiani - I Rapporto):


La parola innovazione invece fa spesso ancora paura: non siamo abituati a cambiare e in azienda tutte le novità ci sembrano pericolose.

In questo Rapporto ISTAT - L'innovazione nelle imprese italiane si evidenzia che meno del 30% delle imprese italiane ha introdotto innovazioni di prodotto o di processo negli anni dal 2004 al 2006 (tra l'altro la percentuale è in calo rispetto al periodo 2002-2004).

L'innovazione è invece necessaria per la sopravvivenza delle aziende di tutti i settori e di tutte le dimensioni.

Per quanto riguarda le capacità necessarie all'innovazione, le aziende italiane di tutte le dimensioni hanno dei punti di forza "naturali" rispetto alle multinazionali ed alle aziende dei paesi low-cost: vicinanza ai clienti, velocità, disponibilità di persone creative, attitudine a sperimentare, passione...

Purtroppo però spesso mancano i catalizzatori dell'innovazione:

  1. una maggior attenzione e conoscenza dei bisogni e dei desideri dei clienti,
  2. l'utilizzo di processi efficaci nella fase di ideazione dei nuovi prodotti e servizi,
  3. la cultura dell'innovazione diffusa a tutti i livelli aziendali.

Purtroppo i dati dimostrano che oggi non basta più fare quello che abbiamo sempre fatto: continuando come abbiamo sempre fatto, procederemo sulla strada del declino.

Per sopravvivere oggi è necessario:

  • essere globali (anche per aziende medie e piccole),
  • rafforzare il valore del marchio,
  • innovare sistematicamente il portafoglio di prodotti e servizi.

Come tutti i cambiamenti in azienda, anche questi saranno graduali e richiederanno anni per arrivare a maturazione. Per questo motivo bisogna iniziare subito a fare i primi passi nella direzione giusta. Secondo me non c'è molto tempo da perdere.

1 commento:

Unknown ha detto...

Bellissimo post, grazie!
In sostanza vai spietatamente confermando quello che si discuteva in altre sedi: le aziende si sono impoverite perché globalmente hanno abbassato il livello qualitativo dei loro prodotti, pur di rientrare nei costi. Si è perso parte del processo produttivo, soprattutto quello legato alla materia prima o ai semilavorati, delegando in outsourcing ad aziende a costo di manodopera nullo, vedi Cina, India, Thailandia ed ora siamo non solo ricattabili da chi detiene il monopolio delle risorse, ma abbiamo anche perso la cultura e l'esperienza legata a quei processi. Non sono d'accordo sul fatto che il costo del lavoro è alto... Semmai c'è una gran sproporzione tra mano d'opera "blue collars" e impiegati e tra impiegati e classe dirigente. Già una volta dissi che la forbice tra chi prende molto poco e chi prende troppo si stava allargando, e chi sta in mezzo sta rovinosamente cadendo verso il basso. Il mondo del lavoro in sostanza riflette la società, dove la maggior parte della ricchezza è in mano di pochissimi. Questo non può che portare alla de-motivazione dei lavoratori e al conseguente scarso rendimento/efficacia che tu lamenti.