domenica 3 aprile 2016

Il processo di sviluppo liquido: missile, cascata o spedizione alpinistica?

Una volta si pensava che lo sviluppo di un nuovo prodotto potesse essere gestito come il lancio di un missile, la cui traiettoria può essere completamente definita ed ottimizzata da esperti prima della partenza. A differenza dei missili, però, le imprese ed i mercati non seguono le leggi immutabili e note della fisica ed i modelli deterministici e logici risultano spesso inadeguati al governo del processo di sviluppo dei nuovi prodotti.
Per ovviare a questi limiti, nella seconda metà del secolo scorso si è diffuso l’approccio chiamato stage and gate, che prevede la scomposizione del processo di sviluppo in fasi successive, corrispondenti ai diversi stadi di realizzazione dei prodotti. L’esecuzione delle attività all’interno delle fasi viene gestita in modo flessibile dai team di progetto, mentre l’attraversamento sequenziale di tutte le fasi, assicura la realizzazione di un prodotto vincente.
Questo approccio “a cascata”, pur essendo più adatto ai contesti dinamici, risulta comunque inadeguato a gestire la estrema variabilità e turbolenza del mondo liquido. Oggi infatti risulta spesso difficile eseguire in sequenza le fasi necessarie senza arrivare in ritardo e senza che qualche cambiamento costringa a rivedere alcune decisioni prese. Inoltre risulta sempre più difficile definire adeguatamente i requisiti dei prodotti prima dell’avvio dello sviluppo e questo compromette alla base la possibilità di utilizzare un approccio sequenziale.
Una metafora che rappresenta meglio lo sviluppo dei nuovi prodotti è allora la spedizione alpinistica: l’obiettivo da raggiungere viene intravvisto in lontananza ed il percorso per arrivarci non è tracciato. Inoltre il successo della spedizione dipende significativamente anche da fattori esterni continuamente mutevoli, quali le condizioni della montagna e le condizioni meteorologiche.
L’approccio da utilizzare, le caratteristiche dei team e la suddivisione delle responsabilità tra team ed impresa cambiano allora in modo significativo.



In condizioni di elevata incertezza e variabilità, per massimizzare le probabilità di successo è necessario innanzitutto affidarsi ad un team di alpinisti determinati, capaci ed autonomi nella scelta del percorso e nella gestione del rischio. Una volta iniziata l’ascensione infatti, soltanto loro potranno raggiungere la vetta, decidendo quale percorso seguire, con che ritmo procedere e come affrontare le difficoltà che inevitabilmente si presenteranno.
Durante l’ascensione, il compito principale dell’impresa è quello di fornire al team il supporto logistico, le risorse e soprattutto le informazioni necessarie per prendere le decisioni giuste. Nel caso in cui il team sulla montagna lo richiedesse, il campo base deve inoltre essere pronto a gestire efficacemente situazioni difficili ed a prendere le necessarie decisioni strategiche.
Vi è quindi un trasferimento di responsabilità dall’impresa ai team, che possono operare liberi da regole e procedure predefinite. Questo passaggio a volte non è facile: l’impresa ha paura di perdere il controllo ed i membri dei team hanno paura di assumere nuove responsabilità in un contesto di elevata autonomia.
Se i team sono determinati e capaci, questo approccio però riduce i rischi perché le decisioni verranno prese dalle persone più vicine ai problemi, senza le sovrastrutture e le rigidità mentali inevitabili quando si cerca di seguire una procedura generale. Questo non significa “dimenticare” l’esperienza fatta e ripartire ogni volta dal foglio bianco. Significa invece lasciare ai team la libertà mentale di scegliere il percorso più adatto all’obiettivo da raggiungere ed alle condizioni del momento.

Dal momento che non definisce più il percorso da seguire, l’impresa deve assicurarsi che ogni membro del team comprenda esattamente l’obiettivo da raggiungere e che il team nel suo insieme abbia tutte le competenze e la determinazione necessarie al suo raggiungimento.